Francesco Lauretta

DESTINAZIONI

Amore mio, della destinazione.
Tutto ridiventa cartolina, leggibile per l’altro,
anche se non vi comprende nulla.
E se non vi comprende nulla,
assicurato all’istante del contrario,
ciò può sempre succederti, anche a te,
di non comprendervi nulla, e dunque a me,
e dunque non arrivare, voglio dire a destinazione.
Io vorrei arrivarti, arrivare fino a te,
mia unica destinata, e corro corro…”

J. Derrida

 

Muri e porte, altari o piedistallo, tavoli, sedie, architetture che accolgono o allontanano l’uomo, luoghi di silenzio dove la parola si ferma o, vibrano suoni sommersi quasi sordi, luoghi come isole, petali di rosa nera o maniglie sfondate dove il fondo del pozzo ed il cielo si guardano, come abissi di memoria, si offrono, soffrono, da questi spazi possibili, sospesi, può degenerare tutto, dagli ultimi bianchi o dal bianco originario si può dare inizio alla riflessione della destinazione dell’arte e basta solo una macchia per ungere lo spazio pulito, curato, per finire l’area di silenzio basta un semplice impasto di parole e così che le immagini si contaminano si affermano e con un abile colpo di spugna svaniscono. In moto, insomma, al destino al rischio del viaggio che cerca un bersaglio, all’envoi dell’altro nonostante i conflitti le invidie la tolleranza, l’etica come mancanza, l’antropologia necessaria, sa’pone insomma.