Francesco Lauretta

TOILETTE BIANCA

Lettera della toilette
Viva Baudelaire!

 

Caro/a,

deve essere successo qualcosa altrove se qualcuno si rammenta del rame quando nessuno oramai credeva bene cosa stava per accadere. ai colpi della ramazza andava via la polvere rossa caduta dalla parete gialla rosa grigia e con essa i petali bianchi che raccolsi nella notte scorsa in questo tappeto vario e pinto in silenzio lontano dal mondo ove solo il gatto nero viene a trovarmi la sera quando comprendo gli scalini che mi portano sopra in casa. erano pochi comunque. gli altri giacevano sui piatti. qualcuno deve pur averli toccati se per terra ne era rimasto qualcuno. li ho lasciati pensando che allo sguardo le mani curiose lasciassero indisturbati i volti dei miei bimbi le mie teste che fra non molto si moltiplicheranno e suderanno d’un velo verde come il mio vecchio sapone quello che deposi sull’altare che ofrii in dono che scagliai come sassi. allora qualcuno gridò: ahi! s’era fatto male. povero! ma qui anche se gli occhi sono chiusi provocano ombre dei sorrisi o delle smorfie del pianto dei dentini posti sotto il letto per il santo nicola che veniva la sera in casa della nonna con le sembianze di una farfalla notturna dei buchi rovesci sul capo nel collo ma forse solo alcuni sono riusciti a vedere questi abissi e forse nessuno guarderà ancora quel volo nascosto perché loro sono buoni a nascondersi, sono buoni a fuggire oltre la parete fin sopra la nicchia che a differenza della prima parete conserva il solo colore il rosa così oltre la finestra su al primo piano secondo quando ci si affaccia quando si scende dopo aver salito le scale, ma sono altre, la vertigine si mostra là dove ci è possibile perderci là dove è possibile far sparire qualsiasi testa, fermare il passo. intanto le mani continuano a pulire. procedere nel silenzio o in altro rumore un rumore di voci diverse da quelle di vita e di morte che non vogliono essere le mie, entrare nella mia storia per poterne venire fuori. può darsi che alla fine mi spunti una testa mia. mi rammenta qualcosa, di toilette, di piscio.

Un abbraccio,

Francesco