Francesco Lauretta

Reliquie

Francesco Lauretta allo Studio Recalcati Noire



Nell’ambito del panorama delle arti visive si assiste con sempre maggiore frequenza ad una ibridazione di valori high and low , riversati in una molteplicità di linguaggi espressivi alcuni dei quali approdano ad una interfaccia della contemporaneità. E’ il caso della personale di Francesco Lauretta allo Studio Recalcati Noire, in cui egli allestisce non un edificante e consolatorio riassunto visivo o un repertorio di immagini neutre, ma corrompe la sintassi pittorica con un vocabolario di segni spuri, immondi, tratti dalle cronache quotidiane, eruttate da televisori e giornali, insomma il low che circola e si immedesima con la realtà. I microeventi che si impongono nel ritmo esistenziale di fine secolo, e progressivamente sostituiscono la Storia, costituiscono i soggetti trattati dall’artista con pennellate laccate e urlate nel contempo, che raggiungono un grado di leggibilità e visibilità ottimale, da monitor, ma tuttavia contengono alcune aree in ombra, offuscate e velate da un nero fumo di condensa e di consunzione che promana e si espande dalle cornici. L’armonia di vita, malgrado tutto, aleggia in questa pittura narrativa e diviene consustanziale alle scene più raccapriccianti come a quelle soft, ricomponendosi in un coro di storie, alcune ispirate dagli ex voto della Consolata, che investono lo spettatore, coinvolgendolo e sospingendolo là ove il tutto è già accaduto, e in cui si avverte un deposito di silenzio, un eco, un brusìo espresso dalle opere della seconda sala. Vi sono qui altre pitture, contornate da cornici bianche anziché nere, e il bianco è la cifra stilistica ancorché cromatico-emotiva, di tutta la ricerca dell’artista siciliano, sviluppata in precedenti opere il cui avvio fu siglato dalla scultura ‘Envoi’ del 1990. Quella struttura minimale, in legno laccato e levigato, di una purezza abbacinante e immateriale bellezza era percorsa da un profumo di sapone, odore familiare e banale, emanato da scaglie contenute all’interno della struttura, la cui forma evocava sinteticamente un divano. Anche in questa mostra vi sono ampolle di vetro contenenti sapone, il cui effluvio profumato si espande e avvolge la pittura, ma quest’ultima non si cristallizza in una purezza formale e algida struttura. Il bianco attuale è infatti diverso, non levigato e lucidato, ma grumato, e mentre ‘Envoi’ presupponeva una contaminazione di elementi epurati nei vari passaggi di lavorazione, ora la contaminazione è esibita, volutamente lamentata ed evidenziata. Se per alcuni la personale di Lauretta rappresenta una pornografica messa in scena, l’artista replica sottolineando come l’osceno sia pervasivo e prodotto dalla stessa società dell’immagine e la motivazione della sua ricerca si radica fuori dalla scena, in tal senso intesa come o-scena, oltre la dimensione storico-temporale, per riflettere sulla condizione di una pittura che vive l’orgia, come insegna Baudrillard, e si nutre delle tracce lasciate da Kafka, Beckett, Bacon, pervenendo infine ad essere reliquia di se stessa.

 

Ivana Mulatero